Miniera di Cortabbio

Invece di salire sulla Grigna, ci siamo entrati.

Siamo nella stupenda Valsassina, zona di montagne, ricca di acque e cieli tersi. Ma la vera ricchezza di questo luogo è nelle viscere della terra.

A Primaluna dalla metà dell’Ottocento si è estratta la barite (solfato di bario) impiegata per i più svariati scopi, dall’industria alimentare a quella della carta (per rendere le pagine dei libri più spesse e rendere più lucida la carta fotografica), fino all’impiego in campo medico (come metodo di contrasto negli esami diagnostici).

La vena del minerale fu scoperta casualmente, come spesso succede, dal signor Vanotti, maestro elementare, durante una passeggiata sui monti. Nota un affioramento di rocce bianche più leggere, diverse dal normale granito. Porta a casa alcuni campioni e li invia a Milano per farli analizzare.

Così si racconta sia stato scoperto il grande giacimento di barite a Cortabbio che, da quel momento, e per più di un secolo e mezzo, ha dato lavoro a centinaia di persone. Nei primi tempi, il minerale viene asportato direttamente dagli affioramenti, poi vengono scavate delle gallerie nel fianco della montagna a livelli sempre più profondi (sedici livelli), per accedere via via ai filoni inferiori.

La miniera lavora moltissimo soprattutto nella prima metà del novecento e continua l’attività estrattiva fino al 2012 a chiusura del sito minerario.

La barite estratta veniva trasportata prima con i carri poi con i camion allo stabilimento Sali di Bario (dell’ing. De Ponti di Milano) per essere lavorata.

Ci sono anche delle vene secondarie di Manganese e Ferro (come solfuro- pirite) che colorano le pareti dei tunnel e i rivoli di acqua che scorrono sempre dal cuore della montagna. Presenti anche la galena (solfuro di Piombo) e la Blenda (solfuro di zinco).

I minatori, tra cui molti ragazzini, lavoravano giorno e notte soprattutto nella stagione invernale e non uscivano mai dalle gallerie. D’estate, a causa dello scioglimento della neve e del ghiaccio in superficie, la miniera si riempiva di acqua (lo fa tutt’ora), e rendeva troppo difficoltosa l’estrazione. La temperatura nella miniera rimane costante a 7-8°C.

La visita guidata parte dal livello più basso, dalla galleria ‘Nuovo Ribasso’ scavata negli anni ’80, dove è avvenuta l’ultima estrazione e si seguono i binari all’interno della galleria per quasi un chilometro. Con una scaletta a pioli si può accedere al livello superiore e affacciarsi sulla grande caverna.

Lungo il percorso troviamo le macchine usate per l’estrazione, la decauville a nafta. Per quanto riguarda la dinamite, una curiosità: venivano praticati dei fori lunghi qualche metro nella roccia da due uomini, il più giovane (di solito un ragazzo sui dodici anni) batteva con la mazza la barra di acciaio mentre il più vecchio (che non superava i trent’anni) girava la barra. Si avanzava di pochi centimetri al giorno. Arrivarono poi le macchine perforatrici che velocizzarono il lavoro.

I pericoli più grandi del lavoro della miniera erano la presenza di gas liberato dalla roccia e i crolli; si possono ancora vedere durante il percorso, i pali di legno da terra al soffitto che avevano il compito di segnalare un cedimento con lo scricchiolio.

Ci viene un brivido nel pensare che sopra la nostra testa abbiamo 300 metri di roccia!

La visita in miniera è guidata e dura circa un’ora e mezza. Nel tunnel c’è moltissima acqua, consigliamo scarponi da montagna e kway per rimanere asciutti.

Per informazioni sugli orari potete consultare il sito delle miniere di Cortabbio-Primaluna






















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