Diga del Gleno




ACCESSO: Raggiungere il paese di Vilminore di Scalve (BG), proseguire per località Pianezza (1267m). Posteggiare l'auto nel parcheggio davanti alla chiesina. Il percorso inizia dietro il caratteristico lavatoio in pietra. Seguire il sentiero 411 verso Diga del Gleno (1534 m)

TEMPO DI PERCORRENZA: 1 ora a salire

DISLIVELLO: 267 metri

DIFFICOLTÀ: E

NOTE: Sentiero privo di difficoltà, sempre ben segnalato.
Il percorso inizia con una bella salita “taglia gambe” di gradoni in pietra, si continua fino a una baita in pietra dove si recupera un po' di fiato per poi risalire in un arioso bosco di conifere sempre ripidamente. Si prosegue sul sentiero che più avanti interseca le enormi condutture della vecchia diga; si continua a salire ripidamente sulla terra rossastra tra eriche e pini mughi. Anche le rocce affioranti sono rosse. Senza preavviso la salita si interrompe, dopo mezz'ora di cammino e il sentiero prosegue a sinistra in piano. Abbiamo guadagnato quota e il panorama è mozzafiato; sotto di noi lo strapiombo della valle ma c'è una robusta balaustra che ci accompagna fino a quello che rimane della diga. Il sentiero sembra scavato nella roccia e questo tetto naturale ci protegge un po' dalla pioggia che ci perseguita senza tregua dalla mattina. Si continua per un'altra mezz'ora e infine ci appare spettrale il muraglione della diga del Gleno. C'è un bellissimo lago artificiale trasparente e qualche baita ai piedi di montagne alte e rocciose, dove sgorgano i torrenti Povo e Nembo. Da qui si vede la vallata tranquilla e, silenziosi davanti a quei colossi di cemento, immaginiamo l'orrore di quella mattina del 1923.
IL DISASTRO DEL GLENO: La dimenticata tragedia del Gleno ha le sue radici agli inizi del '900 quando viene fatta richiesta per lo sfruttamento idroelettrico del Torrente Povo; la concessione arriva nel 1907 per la ditta Viganò di Milano. I lavori iniziano nel 1917 senza ancora l'approvazione del progetto da parte del Genio Civile, ma la fame di energia elettrica è troppo grande e la costruzione procede. Finalmente, dopo due anni, arriva la conferma da parte del Genio per la realizzazione di una diga a gravità (resiste alla spinta dell'acqua grazie al proprio peso e all'attrito tra la diga e la roccia di fondazione) con un invaso di circa 4 milioni di metri cubi di acqua. Il progetto viene affidato dalla ditta all'Ing. Santangelo di Palermo e i lavori proseguono.
Abusivamente, nonostante le fondamenta fossero già costruite, l'ingegnere modifica  la struttura a gravità con una più economica ad archi multipli (in grado di trasferire alle rocce di fondazione le spinte del lago) pensando bene di usare anche materiali scadenti creando una discontinuità strutturale. Le basi delle nuove arcate però non sono appoggiate sulla roccia come dovrebbero essere in questo tipo di diga,  ma sul tampone a gravità che era stato costruito per l'altro progetto. Il genio civile, durante un'ispezione, diffida di proseguire la costruzione e viene ingiunto alla Ditta Viganò di presentare un nuovo progetto, come se bastasse a sistemare le cose.  I lavori vanno comunque avanti nonostante i ripetuti sopralluoghi e, solo nei primi mesi del 1923, viene presentato il nuovo progetto che prevede, tra l'altro, l'invaso di 6 milioni di metri cubi d'acqua e non più di 4 (la diga è stata infatti alzata abusivamente). Nell'ottobre di quell'anno la diga è invasata senza collaudo e gli operai notano le prime massicce perdite di acqua alla base della struttura ma si va comunque avanti per ultimare i lavori e completare l'opera. In quell'anno le precipitazioni sono molto abbondanti e alla fine di novembre si raggiunge già la portata massima. Il 1 dicembre alle 6.30 del mattino il guardiano della diga avverte un "moto sussultorio violento" e vede pezzi di calcestruzzo cadere nel lago. Alle 7.15 il crollo. Una massa d'acqua di 5-6 milioni di metri cubi si abbatte sulla valle. Bueggio, frazione di Vilminore, è spazzata via e poi Dezzo.  Ad Angolo il Torrente forma una serie di laghi colmi di fango e detriti che si riversano violentemente continuando la corsa verso Boario Terme. L'energia dell'ondata va attenuandosi verso Darfo ma causa ancora vittime fino a raggiungere il Lago d'Iseo dove si vedono galleggiare decine di salme.
Le vittime sono stimate a 500, ufficiali 360. I superstiti raccontano di un enorme boato e un vento violentissimo, in grado di strappare i vestiti di dosso. Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condanna Virgilio Viganò e l'Ing. Santangelo a tre anni e quattro mesi più 7.500 Lire di multa.
Successivamente la multa è annullata e la reclusione abbassata a due anni.

Esattamente 40 anni dopo, il disastro del Vajont. Si imparerà mai dagli errori del passato?

A pochi chilometri da Vilminore consigliamo una visita alle miniere di Schilpario.

La chiesa di Pianezza

Il paese in festa

Seguire le indicazioni per diga del Gleno, sentiero 411

Il bosco di conifere

Le tubazioni della diga

Erica selvatica






Il torrente Povo
Quello che rimane della diga



In fondo i paesi della valle

La diga dall'interno



Lo squarcio. 10 arcate centrali della diga hanno ceduto

Il bacino con una centrale Enel. Il lago è ancora usato per l'energia
 

In ricordo delle vittime

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